In occasione del Natale, la Pinacoteca di Brera presenta un quadro mai visto a Brera, che dal 19 dicembre i visitatori potranno ammirare accanto alla famosa Venere di Simone Peterzano (c. 1535 – 1599): l’Angelica e Medoro, opera dello stesso Peterzano proveniente dalla Galerie Canesso di Parigi, sarà esposto in sala XV fino al 26 gennaio.
Un confronto che introduce la mostra “Tiziano e Caravaggio in Peterzano” a cura di Simone Facchinetti, Francesco Frangi, Paolo Plebani e Maria Cristina Rodeschini, in programma all’Accademia Carrara di Bergamo dal 6 febbraio al 17 maggio 2020. L’esposizione, che sarà presentata con una conferenza stampa del 14 gennaio in sala della Passione presso la Pinacoteca di Brera, rappresenta la prima rassegna internazionale su un pittore purtroppo ancora poco noto, riscoperto recentemente come grande protagonista del panorama artistico rinascimentale, con tantissimi riferimenti alla pittura di Tiziano e Caravaggio, straordinario punto d’incontro tra la sensualità e il colore della pittura lagunare e la schiettezza naturalistica tipica della tradizione lombarda. Simone Peterzano, forse di origini bergamasche, si forma a Venezia presso le botteghe di Paolo Veronese e Tiziano, mostrando un notevole interesse per il tema profano e amoroso assai diffuso in area veneta e che lui stesso importò a Milano. Rispetto ai colleghi presenti nel territorio, si affermerà come assoluta novità, ricevendo in brevissimo tempo importanti commissioni.
La bellissima Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio arriva alla Pinacoteca di Brera nel 1998 e da allora è annoverata tra i capolavori del museo. Probabilmente dipinta quando l’artista si trovava ancora a Venezia, esprime nei riferimenti stilistici la conoscenza della Venere del Pardo di Tiziano, del quale Peterzano si definì sempre orgogliosamente discepolo, tanto da siglare la Deposizione della chiesa milanese di S. Fedele e l’Autoritratto rispettivamente «[S]IMON PETERZANUS/TITIANI AL[UMNUS]» e «SIMON PETERZANUS VENETUS TITIANI ALUMNUS». L’opera si inserisce in un fortunatissimo filone erotico inaugurato nel Cinquecento da Giorgione, dove il tema del nudo femminile si afferma come prototipo imprescindibile al quale si ispireranno tutti i più grandi Maestri fino ai giorni nostri.
L’Angelica e Medoro fu invece eseguita quando il pittore quasi sicuramente era appena arrivato a Milano, in quanto la stipula del contratto tra Peterzano e il monastero milanese di San Maurizio firmata dal garante, il nobile Gerolamo Legnano, risale al 1572. L’opera, una sorta di Pietà profana, è intessuta di echi e riflessi letterari, dal soggetto tratto dall’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto alle lodi che Giovan Paolo Lomazzo le dedicò nelle sue Rime del 1587:
«Quando gionse a Simon l’alto capriccio Del far del bel Medor ferito un quadro, Pinsel col capo chin sopra il leggiadro Grembo della sua donna, che sen stava Dogliosa, e lui mirava; Et egli lei, ma con la bocca aperta, Col dir, Questa è l’offerta Che a me fai senza alcun merto mea. Intanto ella la man bianca tenea Sopra il lui collo, et ei co’ membri lassi Pallido in terra stassi. Veggonsi intorno uccisi e vivi finti, Con gl’arbor dal Sol tinti, Onde per l’ombre e i lumi in modo l’opra Scode che longi ognun convien la scopra».
Entrambe le tele appartengono a un primo nucleo di opere, caratterizzato da un acceso cromatismo, una particolare sensibilità alla resa del paesaggio e una notevole maestria ritrattistica.
Solo successivamente e soprattutto a partire dal ciclo di affreschi della Certosa di Garegnano, il percorso stilistico di Peterzano evolverà verso soluzioni tardomanieriste e romaniste, desunte dai modelli dei Campi, Aurelio Luini e Giovanni Ambrogio Figino, che circolavano tra gli artisti milanesi controriformati in seguito alle nuove Instructiones di Carlo Borromeo.
Grande interprete di un’epoca, già proiettato verso la modernità, la sua fortuna è oggi legata anche al rapporto che lo legò a Michelangelo Merisi, detto Caravaggio grazie soprattutto alle indagini dedicate alle sue opere per individuarne le diverse citazioni, soprattutto in merito all’approfondimento di quelle esperienze naturalistiche e luministiche del Cinquecento lombardo, che costituiranno un fondamentale riferimento stilistico e culturale nella sua attività matura. Tanto stretto fu il legame tra i due pittori, che a Peterzano venne riconosciuto un ruolo fondamentale nella storica esposizione “The Age of Caravaggio”, svoltasi a New York nel 1985, occasione che ne consacrò l’importanza nel panorama internazionale.